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Tutti i coralli sono in via d’estinzione?

Tutti i coralli sono in via d’estinzione?

“Noi lavoriamo con il corallo, ci viviamo. È nel nostro interesse preservare il materiale e non distruggerlo”

Potrebbe sembrare un paradosso parlare di sostenibilità quando si lavora con il corallo, ma in realtà sono proprio gli artigiani del corallo che devono prendere parola.
Il motivo è che c’è poca educazione su questo materiale ed erroneamente si associa la sua pesca alla distruzione delle barriere coralline.

Massa Gioconda, come una delle aziende leader sul mercato delle pietre sciolte di corallo, turchese e cammeo di Torre del Greco, fa parte di quella generazione che unisce alla tradizione un interesse per l’innovazione e la sostenibilità.
Parte del suo programma prevede un impegno più attivo nel campo educativo, non solo online ma anche nelle scuole del territorio.

Il corallo del mediterraneo

 
È infatti importante fare una prima precisazione e dire che non tutti i coralli sono a rischio d’estinzione.
Il corallo rosso mediterraneo – preziosa merce di scambio a partire dalla preistoria – non è da considerarsi una specie in via di estinzione, dato che ci sono diverse colonie distribuite nel Mediterraneo.
È, però, comunque classificato come una specie vulnerabile a causa di una serie di pressioni, tra cui la raccolta incontrollata.
Nonostante non rientra nella Convenzione di Washington, il Mediterraneo è quindi una delle regioni in cui la CGPM (Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo) ha attutato delle misure per controllare e sorvegliare la pesca, cercando al tempo stesso di mantenere la raccolta del corallo a livelli sostenibili.
L’ultima legge in Italia a riguardo è del 2019, che stabilisce le zone in cui è consentita la raccolta del corallo e la durata del periodo di raccolta, pone limiti alla quantità giornaliera prelevabile e indica i porti designati per le operazioni di sbarco del corallo rosso (fonte FAO).

Il corallo pacifico e il CITES

 
Quali sono, allora, le specie da proteggere? Il corallo che si trova nel Pacifico, specialmente nelle acque vicino alla Cina, è stato inserito nella Convention on International Trade in Endangered Species (CITES).
Questo accordo regola l’importazione e l’esportazione del corallo proveniente dal Pacifico e, per questo motivo, tutti i coralli del Pacifico di Massa Gioconda sono certificati CITES.
Tuttavia, nonostante in passato una delle minacce maggiori era rappresentata dalla pesca con la croce di St. Andrew’s, al momento il commercio del corallo è strettamente controllato e sono altri i motivi per cui le barriere coralline sono a rischio, tra cui l’aumento della temperatura dell’acqua e l’inquinamento marino.

 

povere corallo massa gioconda

L’impegno di Massa Gioconda

 

Massa Gioconda è a conoscenza e comprende cosa significa pescare e lavorar con il corallo in un mondo ormai messo agli stremi dalla distruzione umana.
Per rispettare non solo le regole imposte dalle varie leggi, ma dal materiale stesso, Massa Gioconda sceglie di pescare rami di corallo dai 30 cm in su, dato che questo cresce di un centimetro ogni 3 anni.
Inoltre, Massa Gioconda si impegna a salvare la maggior parte dei materiali trasformando quello che comunemente viene considerato materiale di scarto in scaglie e polvere.
Già in passato, l’azienda ha donato molto del suo materiale in eccesso a diversi istituti, tra cui il centro di riabilitazione di Don Orione di Ercolano.
Queste scaglie – molto difficili da essere utilizzate in alta gioielleria – sono state d’aiuto ai pazienti per realizzare opere di decoupage.
Infine, Massa Gioconda non getta le scaglie del materiale ma le trasforma in polvere.
La polvere, per via delle proprietà benefiche del corallo, è ottima per la creazione di prodotti cosmetici.

 

 

Portavoce del messaggio

Per confermare quest’impegno, Massa Gioconda intende farsi portavoce dell’importanza della tutela del corallo e della sua educazione. Il punto di partenza è stato l’evento organizzato da Wennick Lefréve e Mac’Harit a inizio ottobre, dal titolo “Ethical gemstones and sustainable pearls” a Copenhagen. Insieme ad altri nomi importanti della gioielleria danese e non, giornalisti e influencer, si è discusso di come il mondo della gioielleria può andare avanti in modo ecosostenibile.

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